METTIAMOCI LA FACCIA

Mettiamoci la faccia! La serie di interviste ai nostri parrocchiani per conoscerli meglio! Il primo intervistato è Daniele Zambetti, un catechista degli adolescenti e una figura molto attiva in oratorio per i nostri ragazzi

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1. BREVE PRESENTAZIONE: CHI SONO? DOVE VIVO? CHE LAVORO FACCIO? ETC Mi chiamo Daniele Zambetti, ho 24 anni, vengo dalla parrocchia di san Felice al Lago. Nella vita studio, anzi concedetemi un “sto per finire l’università” (forse!?!), sono sempre stato incuriosito dal cielo, le stelle, i pianeti ecc. e quando ho dovuto scegliere cosa fare nella vita ho deciso di fare di questa curiosità il mio lavoro, quindi mi sono iscritto a fisica. Vivo a Milano durante la settimana, ma nel weekend torno sempre sulle rive del mio laghetto perché per quanto piccolo e semplice lo reputo il posto più bello del mondo.

2. CHE SERVIZIO SVOLGO NELLE NOSTRE PARROCCHIE? 

Qualche anno fa ho iniziato a fare il catechista al gruppo di adolescenti che adesso sono in seconda superiore. Da allora il lunedì sera non mi sono più annoiato! Accompagnare degli adolescenti in questi tempi è una bella sfida, ma sono davvero grato di poter vivere questa esperienza. Come in ogni vero rapporto educativo chi accompagna e chi viene accompagnato crescono assieme.

3. PERCHÉ SCELGO DI DEDICARE TEMPO IN QUESTO MODO?
Per due motivi, ho iniziato a fare il catechista perché sentivo di voler spendere un po’ del mio tempo per gli altri. Sono cresciuto da bambino e poi da ragazzo incontrando diverse realtà in cui mi sono sempre sentito accompagnato e guidato, arrivato a vent’anni ho proprio pensato che fosse il momento di mettere a disposizione ciò che mi è stato regalato anche per qualcun altro. Il secondo motivo è quello che mi ha fatto andare avanti aldilà dello slancio iniziale: ho incontrato dei ragazzi e dei compagni con cui condividere questo percorso, tanto inaspettati quanto preziosi e ora un pezzo di ciò che sono passa anche attraverso questa esperienza.

4. COSA È PER ME L’ORATORIO? 

L’oratorio sono tutte le persone che quando cammino per strada nei nostri paesi mi salutano. È quella rete di relazioni che mi permette di dire che pur vivendo a Milano in settimana, quando sono a San Felice o in giro per Casazza sono a casa, in mezzo alle persone con cui vorrei vivere.

5. RACCONTA UN ANEDDOTO RIGUARDO ALLA TUA ESPERIENZA IN ORATORIO. Un’esperienza che secondo me racconta bene come l’oratorio possa essere un luogo in cui davvero imparare ad affrontare la vita è stato organizzare il CRE due anni fa nell’estate 2020. Avevamo appena finito il primo lockdown, ma c’era ancora un sacco di paura riguardo al virus, molte cose non si conoscevano bene come oggi e a molte cose non eravamo ancora abituati, tra queste c’erano le mascherine. Abbiamo organizzato tutto il CRE con i bambini divisi per gruppi in modo che non si incontrassero, gite sempre diverse e solo sul territorio, igienizzare qualsiasi cosa venisse toccata… In mezzo a tutte queste complicazioni (come se fare un CRE sia una cosa facile in sé!) bisognava costantemente richiamare i bambini, gli animatori e noi stessi perché portassero correttamente la mascherina, che erano sistematicamente abbassate sotto il naso. Una fatica ma devo dire che ne è proprio valsa la pena.Alla fine il CRE è andato bene, stare di nuovo un po’ assieme dopo i mesi di lockdown è stata una vera e propria rinascita, ma la cosa che mi accompagna ancora adesso di quel CRE sono le mascherine: dopo un mese a indossarla e a stare attento che anche gli altri l’avessero, mi sono abituato a tenerla e quella fatica è diventata abitudine. Quando ho ricominciato l’università a settembre per molti miei compagni tenere la mascherina a lezione era un incubo, io non mi sono neanche accorto…

6. COSA È PER ME LA FEDE? 

Per me la fede è uno sguardo con cui osservare tutto ciò che mi accade, gli amici, lo studio, l’oratorio, la famiglia, le fatiche quotidiane, le notizie che arrivano dal mondo… La fede mi permette di guardare tutto con gli occhi di chi sa di non essere solo, di avere un Padre con cui camminare. Per fortuna aggiungerei, se fossi solo io a dover badare alla mia vita sarebbe un vero disastro!!!

7. PERCHÉ VIVERE L’ORATORIO E LA FEDE? 

Se la fede è lo sguardo con cui rileggere tutto, anche lo stare in oratorio non può non essere visto attraverso gli occhiali della fede. Questo mi fa vivere l’oratorio sapendo che per quanto bello e divertente non sono lì solo per me stesso, ma a fare un servizio agli altri, a donare un pochino della mia vita e questo pensiero aiuta a trovare la forza per impegnarsi anche quando la voglia viene meno. L’oratorio poi è proprio quel luogo in cui questo sguardo, questo legame tra le cose che mi accadono e il senso di tutte le cose, tra la mia piccola vita e il Bene grande in cui è immersa, è presente in maniera ancora più evidente. Se nella vita di tutti i giorni è facile distrarsi e non pensare al senso di ciò che si fa, stare coi ragazzi, spendere tempo ed energia per gli altri costringe molto di più a domandarsi: perché lo sto facendo… o meglio per Chi?

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